20-Lug-2020 - RUOTE D’ITALIA 15 LUGLIO 2020

Tra blocchi della circolazione e mancanza di liquidità rischiamo grosso

Sentita la presentazione del decreto legge semplificazioni, confesso ci si era aperta un po’ la speranza ma giorno dopo giorno questa tende a svanire.

Innanzitutto non riusciamo a comprendere dove saranno reperite le risorse per finanziare il piano che il premier ha definito ambizioso. Ricordiamo che in base al decreto legislativo 93 del 2016, non stancheremo ma di evidenziarlo, si deve ragionare solo per cassa e quindi le risorse disponibili sono quelle dell’annualità. Al massimo quelle del triennio. Darle per assegnate ci sembra un po’ troppo ottimistico, anche perché non sarà facile ottenere il consenso dell’Europa vista la situazione.

Alcune misure annunciate sembrano condivisibili. Via le gare d’appalto sotto i 150 mila euro; fino alla soglia dei 5 milioni non ci sarà bando di gara ma la stessa verrà negoziata con un numero definito di imprese invitate mentre sopra tale soglia rimarrebbe il bando ma con l’abbreviazione dei termini. Positivo infine la modifica del reato di abuso d’ufficio e la previsione della nomina di Commissari per gestire le opere strategiche. Quando ciò accadrà e sarà possibile alla luce della situazione?

Purtroppo non potremo evitare di non tener conto che OCSE, ISTAT, Commissione UE e Banca d’Italia, quasi in contemporanea descrivono una situazione del Paese abbastanza preoccupante.

L’Italia è l’ultima in termini di crescita, la Commissione ha aggiornato al ribasso le stime sul PIL; il dato italiano negativo supera la Spagna, la Francia e la media Ue. Occorrerà non fermarci agli annunci in quanto se aggiungiamo il tasso di disoccupazione (fonte OCSE 12,5%), l’ISTAT che ipotizza la chiusura di una azienda su tre, il settore della ristorazione e degli alberghi che segnalano un pericolo di chiusura per il 60%, non si tratta di fare allarmismo ma neppure cedere allo sfrenato ottimismo pare inadeguato. Ci ricordiamo tutti dell’anno” più bello”, della sconfitta della povertà e via discorrendo.

Occorre poi coniugare con l’intento annunciato del presidente Conte di semplificare con la previsione di controlli da parte della Corte dei Conti non ad opera terminata bensì durante lo svolgimento. Se non si prevedono i controlli al termine dell’opera si creano le condizioni per non semplificare un bel nulla.

A questo si aggiunge lo scandalo di quanto sta succedendo sulle autostrade liguri, in particolare, ma anche degli Abruzzi. Possibile non ci si renda conto che la responsabilità non può essere scaricata ai concessionari che certamente hanno le loro responsabilità, ma occorre anche ribadire che le decisioni competono a chi ha la responsabilità politica. Se funzionari fanno politica li si metta nelle condizioni di non nuocere!

Per assurdo mentre il Ponte di Genova è terminato la Liguria è bloccata! Qui si ferma il 50% dell’economia italiana con un danno significativo ogni giorno.

Possibile che il presidente del Consiglio non si renda conto che così lo sfascio economico è alle porte? Si sta ancora discutendo sulla eventuale revoca della convenzione con Aspi e per diversità di opinioni tra le forze politiche non si decide nulla. Nel frattempo si discute su chi sarà il soggetto al quale assegnare la gestione del Ponte. Ma gli eventuali danni chi li sosterrà? E se si è così certi delle responsabilità del concessionario si può conoscere la ragione per la quale viene prorogata la perizia al 31 ottobre sul crollo. Noi siamo dalla parte dei familiari delle vittime e del Paese. Si agisca dunque per il bene generale.

Ci pare una situazione così complicata che richieda una soluzione drastica a livello di governo. Oggi, i più lo riconoscono, sarebbe il caso di un Esecutivo di emergenza del Presidente. In ballo c’è il futuro del Paese e dei nostri figli.

Paolo Uggè

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