30-Apr-2021 - IL PUNTO DI PAOLO UGGE'

Di seguito si inoltra l’approfondimento “Il Punto” a cura del Presidente F.A.I. Paolo Uggè.

IL PUNTO DI PAOLO UGGE’
Sicuramente il Pnrr presentato dal Governo è una significativa dimostrazione di voler rilanciare l’economia del Paese, prendendo a prestito dall’Europa finanziamenti. Alcuni a fondo perduto, altri da restituire. Ci è di conforto sapere che la “guida” è oggi più che adeguata.

Ne conosciamo solo i titoli delle linee, anche se sono sufficienti a dimostrare come negli interventi finanziati si debba tenere in considerazioni le indicazioni per raggiungere gli obiettivi indicati dall’unione Europea.

Anche in questo caso, lo abbiamo detto più volte, la dominante è la politica Green, pienamente condivisa, se accompagnata con la crescita, che deve, nei tempi indicati raggiungere determinati risultati. L’orizzonte temporale indicato ci porta al 2030 ed al 2050, anni entro i quali si dovranno ridurre le emissioni. Certamente i governanti di oggi non pagheranno le conseguenze di scelte eventualmente non adeguate se non raggiungeranno gli obiettivi fissati. Per questo è importante intraprendere la strada giusta purchè tutti insieme.

Diciamo subito che la qualità della vita è un obiettivo indiscutibile. Solo che si dovrebbe imporre anche ai paesi che nel mondo più di ogni altro inquinano. Pensare a Stati come la Cina e l’India, ad esempio, non è difficile. Non attuare regole sulla concorrenza di sistemi economici che sia dal punto di vista sociale che delle emissioni hanno meno limitazioni delle economie occidentali, non è il massimo della lungimiranza.

Entrando nel merito del documento presentato dall’Esecutivo non posso fare a meno di constatare che quanto ipotizzato perpetua, anche se con altri meccanismi, quanto attuato fino ad oggi. Non è un mistero che il finanziamento delle ferrovie è sempre stato a carico dello Stato. Con le misure del Pnrr, in omaggio della scelta ecologica, le risorse verranno dall’Europa. “bisogna che tutti cambi perché nulla cambi”. Il risultato e che rimborseremo sempre noi.

Ci pare che il tentativo sia orientato solo su alcuni settori. Quello del mare e del trasporto su gomma non sembrano ottenere le medesime attenzioni riservate alla ferrovia. La medesima osservazione si potrebbe fare sulle fonti energetiche. Lng è di fatto scomparso dagli obiettivi da realizzare. Si rilancia invece l’energia elettrica, senza considerare come viene prodotta, come smaltire le batterie, etc. Si parla di idrogeno ma dovremo attendere tempi lunghi prima di realizzare una rete adeguata. Insomma la decantata neutralità energetica non pare così considerata. Perchè mi capita di pensare a quando ci indussero all’utilizzo del diesel per sostituire la benzina? Non sarà un film già visto?

Positive le scelte delle connessioni e sulle accessibilità (che è una delle principali richieste dei forum di Conftrasporto) ma anche in questo caso: si può connettere il Mezzogiorno del Paese escludendo il Ponte sullo Stretto o finanziando solo parti di opere infrastrutturali e senza l’intesa con le Regioni?

Decarbonizzare, digitalizzare, favorire l’intermodalità, semplificare gli interventi della parte Pubblica e poi non finanziare il combinato mare, ferro, gomma è un controsenso, come destinare 250 milioni di euro per una Piattaforma Logistica Nazionale e non coinvolgere gli operatori.

Un Piano che va approfondito e valutato nell’interesse generale e non ideologico. Preoccupa l’assenza in modo evidente di come si immagini soprattutto al breve e medio periodo. Le imprese escono da una crisi pandemica che le ha distrutte. Si pensa che senza risorse adeguate si possa evitare la scomparsa di molte di queste e rilanciare i livelli di occupazione? La competitività è una indispensabile scelta, visti i ritardi accumulati. La speranza è che il prossimo mutamento di governo non generi il cambio di visione strategica. La politica logistico- ambientale non è legata alle ideologie di sinistra o di destra o ad interessi di gruppi finanziari, bensì a quelli di un Paese. Fino ad oggi non è stato così. Speriamo che si cambi. Quello che mi preoccupa e che non vi sia la visione di intervenire nell’immediato. Giusto puntare sul tema ambientale ma la logica deve tenere anche conto della condizione italiana dopo la pandemia, come il presidente Sangalli di Unioncamere ha recentemente sottolineato. Gli interessi economici sono certo prioritari ma non debbono dimenticare soprattutto la dimensione dell’uomo e della piccola e media impresa.

Non possiamo dimenticare che al massimo tra un anno avremo un passaggio elettorale. Guai a mutare linea strategica. (Non mi riferisco a quella politica ovviamente). Ci troveremmo obbligati a restituire le risorse avute anche senza aver prodotto quei mutamenti indispensabili sia per l’ambiente sia per quella funzionale alla competitività. Forse tuttavia concentrarsi su mirati interventi prioritari sarebbe meglio. Ovviamente occorrono scelte su semplificazioni, digitalizzazione ma è necessario pensare anche all’uomo-faber. Senza interventi che aiutino le imprese alla ripartenza con iniziative adeguate il rischio è trovarsi un Programma di sogni e favole, ma soprattutto immaginato per pochi. La sfida va tuttavia giocata anche perché, se come diceva Sir Winston Churchill “Il successo non è mai definitivo; ed il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di andare avanti che conta”.

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